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Femminicidio, un dramma in crescita. Al Rotary di Molfetta il Prefetto e il Procuratore Aggiunto di Bari

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Confinate in condizione di prigioniere in casa, annientate, mandate all’ospedale e – in alcuni casi, più gravi – al cimitero. Per mano di mariti, compagni, familiari e conoscenti, per lo più. La lunga lista di maltrattamenti, abusi, violenze fisiche o psicologiche e stupri condotti sulle donne in quanto donne non rappresenta un insieme di fatti isolati.

Oggi, infatti non si parla più di “uxoricidio”, termine in cui la radice latina uxor (moglie) limitava il significato del termine all’uccisione di una donna in quanto moglie o, più in generale all’uccisione del coniuge. La coniatura del termine “femminicidio” ha consentito, invece di identificare l’uccisione di una donna in quanto tale e nel suo significato più ampio. Non a caso la sociologia ha iniziato a parlare di “femminicidio” – al singolare – anche in quanto “annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale”. E i dati degli ultimi decenni confermano una tendenza irriducibile.

Le ferite lasciate da questo fenomeno lasciano traccia nelle statistiche nazionali, nei verbali della polizia, segnano cicatrici nelle vittime, nelle madri, nei padri e tramandano fragilità indelebili ai figli. Sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia e nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia. Nello specifico, relativamente al periodo 1° gennaio – 20 marzo 2022 sono stati registrati 57 omicidi con 19 vittime donne di cui 18 uccise in ambito familiare/affettivo: di queste, 13 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.

Rispetto allo scorso anno si nota un lieve incremento nell’andamento generale degli eventi (da 51 a 57) mentre risulta in diminuzione il numero delle vittime di genere femminile (da 21 a 19). Di questo e molto altro si è discusso durante il convegno organizzato dal Rotary Club di Molfetta e dall’Ordine degli Avvocati di Trani, “I mille volti di femminicidi e violenza di genere: problema sociale in crescita”.

L’incontro – organizzato nell’Auditorium dell’Istituto Mons. Bello di Molfetta – si è aperto con l’intervento del presidente del Rotary Club, Felice de Sanctis che dopo i consueti saluti di rito ha introdotto i presenti all’argomento, riportando un dato sconcertante: in Italia ogni due giorni si consuma un femminicidio con una maggiore incidenza di casi nelle regioni del Nord come Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto. Un abominio, questo che trova le sue radici in un fenomeno culturale e razziale in cui prevale la gelosia sulla fiducia, il possesso sull’amore, la violenza sul rispetto. Un fenomeno – come ci ha tenuto a specificare de Sanctis – che potrebbe di certo essere ridotto anche con investimenti importanti in tutti quei settori che supportano le donne che hanno il coraggio di denunciare: dai centri antiviolenza alle strutture socioassistenziali sino al potenziamento delle Forze dell’Ordine. Servirebbe anche – come ha spiegato durante il suo interevento l’avv. Marina Tangari, consigliera dell’Ordine Avvocati Trani – diffondere la cultura della legalità, del dialogo affinché attecchisca nella nostra società l’idea che a prescindere dal sesso, dall’età, dalla religione l’essere umano fonda il suo essere “umano” sul reciproco rispetto. Sicuramente di passi avanti ne sono stati fatti tanti passando una società patriarcale a una moderna attraverso uno dei segnali più importanti quale l’abolizione – il 5 settembre 1981- del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. Ma è chiaro che le leggi da sole non sono sufficienti se alla base non c’è una educazione e una cultura adeguate che si facciano scudo a tutela della dignità dell’altro fuori da ogni paura. Ed è proprio fuori dalla paura che si può rinascere e riappropriarsi della propria vita. Ed il primo passo è sicuramente denunciare, anzi avere il coraggio di denunciare chi impunemente mette in pericolo la propria vita.

E da questo punto di vista, Molfetta è una città molto attenta e sensibile a questo tipo di tematiche tanto da fondare – come ha ricordato Luisella De Pietro, assessore alle Politiche del Lavoro e alle Politiche attività per i giovani e per le donne – il Centro antiviolenza “Annamaria Bufi”, gestito dall’associazione Pandora. Associazione che tra l’altro aveva mosso già in primi passi in questa direzione – come ha specificato l’avv. Valeria Scardigno, presidente del Centro – creando uno sportello di donne al servizio di vittime di violenza o stalking.

Quasi che la vita di una donna – come ha sottolineato la dott.ssa Antonella Bellomo, Prefetto di Bari – valga meno di quella di un uomo. Una domanda retorica che purtroppo di retorico non ha nulla. Anzi dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020 si sono registrati 2.526 casi riguardanti le nuove fattispecie introdotte dalla legge 69/2019. In particolare, sono stati denunciati 718 casi di Revenge Porn, 56 di lesioni permanenti al viso, 11 di costrizione o induzione al matrimonio e 1.741 violazioni di provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. La percentuale delle vittime donne varia a seconda dei reati: 81,62% per il Revenge Porn, 24,07% per i casi di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, 63,64% in caso di costrizione o induzione al matrimonio e il 76,07% riguarda le violazioni di provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

E poi ci sono anche i cosiddetti “reati spia” che riguardano tutti quei delitti che sono indicatori di violenza di genere, espressione dunque di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica diretta contro una donna in quanto tale come ad esempio gli atti persecutori o stalking, i maltrattamenti contro familiari e conviventi e le violenze sessuali. Nel periodo gennaio-settembre 2020 l’andamento dei reati spia e` stato altalenante, con numeri comunque inferiori rispetto a quelli dello scorso anno. Questa diminuzione, tuttavia, soprattutto nel primo periodo di lockdown sembrerebbe riconducibile alla difficoltà per le donne, dovuta anche alla presenza costante del partner in casa di raggiungere i luoghi idonei ad accoglierle e di presentare eventuali denunce/querele. In questo periodo, infatti molti centri antiviolenza hanno registrato una complessiva diminuzione delle chiamate.

Concetti ripresi anche durante l’interevento del dott. Giuseppe Maralfa – Procuratore Aggiunto e coordinatore del pool “codice rosso” della Procura di Bari – che ha portato i presenti lungo lo snodo evolutivo della giurisdizione in materia di tutela delle donne, partendo dall’entrata in vigore il 9 agosto 2019 della legge n. 69/2019 nota come “Codice Rosso”. Un provvedimento questo rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere, inasprendone la repressione tramite intereventi sul codice penale e su quello di procedura penale. Forme di maltrattamento e brutalità spesso perpetrate per motivi futili: nel 2019, il 30% delle donne sono state uccise per motivi passionali (contro il 16% ne 2020), mentre il 29% per lite/futili motivi. Nel 2020, invece, l’omicidio per lite/futili motivi è quello predominante (40%).

L’età predominante delle vittime dei partner è 25-34 anni (l’82,4%), seguita dalle 35-44enni (78,9%), le 55-64enni (70%) e le 45-54enni (65%). Solo le 18-24enni sono uccise in eguale misura da partner, parenti e persone a loro sconosciute (tutte nel 33% dei casi).  Al contrario, i maschi di tutte le età, fatta eccezione dei minorenni e degli anziani, sono uccisi prevalentemente da persone non conosciute dalla vittima.

A concludere la serata, gli interventi programmati della presidente della Fidapa, Mari Diolini e della presidente della Consulta Femminile Marta Vilardi. Un ringraziamento speciale va al Dirigente Scolastico, prof. Maria Rosaria Pugliese che ha accolto con interesse l’invito del Rotary Club di Molfetta, fornendo la location per il convegno e dando ai presenti – attraverso il suo intervento – uno spiraglio di luce su come la formazione, l’educazione e l’istruzione possano formare uomini e donne migliori affinché l’abominio della violenza possa essere arginato. O quantomeno questo è l’auspicio.

A concludere l’interessante seminario è stato l’assistente del Governatore del Distretto 2120 Costantino Fuiano.

Attenti agli inquinanti e contaminanti nella prima infanzia: il pediatra dr. Balducci al Rotary Club di Molfetta

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Molti sottovalutano i pericoli di inquinanti e contaminanti nella prima infanzia, non considerando che questo è il periodo più a rischio e che alcuni veleni che il nostro organismo assorbe, soprattutto nei primi due anni di età, sono destinati a ripercuotersi per tutta la vita, con l’insorgenza di malattie gravi come i tumori.
Il silenzio degli innocenti bambini, che non hanno la possibilità di esporre i loro problemi, va, perciò, preso in considerazione dai genitori. Il cosiddetto “body burden”, ossia la quantità di sostanza chimica che si accumula nell’organismo nel corso del tempo, inizia già nella fase prenatale, prosegue durante l’allattamento e continua successivamente per tutta la vita con effetti anche post generazionali.
A mettere in guardia da questi rischi è stato il dr. Ottavio Balducci, pediatra e già assessore comunale ai servizi sociali nel corso di un incontro al Rotary Club di Molfetta che ha voluto fare il punto su un fenomeno poco conosciuto. In questi giorni – come ha detto il presidente del Rotary Felice de Sanctis -, l’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata soprattutto sulle vaccinazioni Covid per i bambini, esposti anch’essi alla terribile pandemia che da due anni sta devastando il pianeta.
I bambini sono da sempre soggetti a rischio. L’industrializzazione e la modernizzazione hanno portato benessere e migliorato la qualità di vita, ma hanno determinato anche un notevole aumento degli inquinanti e ne hanno generato di nuovi, creando così nuovi rischi ambientali.
Nell’ambiente in cui viviamo è inevitabile il contatto quotidiano con sostanze inquinanti: ad alcune di esse non possiamo sfuggire o lo possiamo solo in parte, basti pensare all’inquinamento dell’aria nelle grandi città; ad altre possiamo però sottrarci con un’attenta condotta di vita, ad esempio non fumando, evitando pericolose esposizioni e scegliendo con più accuratezza i cibi con cui nutrirci.
Come è noto rispetto agli adulti i bambini hanno un più ampio rischio ambientale perché: il bambino “non capisce” o “non legge” la gravità del rischio (ascensore, traffico, fuoco, farmaci, incidenti domestici, giocattoli, cartelli di divieto, ecc.); vive in un mondo costruito per adulti; gli spazi e i giochi che gli sono riservati sono inadeguati.
«Il mese di dicembre il Rotary Internazionale concentra la sua attenzione su prevenzione e cura delle malattie, perciò ci è sembrato opportuno dedicare una serata all’approfondimento del tema degli inquinanti e contaminanti nella prima infanzia. Del resto molti di noi sono nonni, tanti sono genitori e siamo, perciò, molto sensibili a questo problema», ha concluso il presidente.
Il dr. Balducci, dopo aver elencato le principali fonti di sostanze tossiche per la salute (almeno 101 di cui 76 cancerogene) che possono essere presenti stabilmente nei nostri tessuti (diossine, pesticidi, arsenico, piombo e mercurio, e altre sostanze vietate da anni), ha ricordato che queste sostanze pericolose vengono immesse direttamente o indirettamente nell’aria, nell’acqua e resistono nel tempo alla biotrasformazione e si accumulano all’interno dell’organismo in concentrazioni superiori a quelle riscontrate nell’ambiente circostante.
Ma i pericoli non sono solo all’esterno, ma anche nelle abitazioni e nei nostri stili di vita. Tra gli inquinamenti indoor, vanno considerate anche le onde elettromagnetiche e l’inquinamento del suolo e delle acque. Uno degli inquinamenti più importanti in Italia è avvenuto proprio nella nostra Puglia con l’Ilva di Taranto con queste percentuali di mortalità e incidenza oncologica: +21% di mortalità infantile rispetto alla media regionale; +54% di tumori in bambini da 0 a 14 anni; +20% di eccesso di mortalità nel primo anno di vita; +45% di malattie iniziate già durante la gestazione.
Anche il reddito incide sulle patologie respiratorie con percentuali che vanno dal 57% delle popolazioni a basso reddito a quelle molto più ridotte in quelle ad alto reddito, appena il 13%.
Infine il dr. Balducci ha offerto 8 consigli ai genitori: La casa è il primo luogo da bonificare dagli inquinanti. Anche l’alimentazione può essere fonte di inquinanti e contaminanti tossici. Fino ai due anni del bambino meglio il baby food in quanto attualmente sono i più controllati e sottoposti a sempre maggiori restrizioni sull’ammissibilità dei contaminanti e sui limiti massimi di residui ammessi. Evitare le diete monotone che non garantiscono il giusto apporto di macro e micronutrienti ed espongono maggiormente al rischio di assimilare contaminanti alimentari. Porre attenzione alle preparazioni domestiche che devono garantire, la qualità delle materie prime, l’igiene, la necessaria sterilità, l’idonea cottura e conservazione. Per i prodotti freschi come frutta e verdure è preferibile il biologico, le filiere corte (km 0) e controllate rispettando la stagionalità. Eliminiamo la buccia dalla frutta per evitare il rischio di ingerire pesticidi. Evitare cibi con conservanti e nitrati spesso presenti nei salumi.
Ma anche i futuri genitori devono fare attenzione. Ecco 7 consigli per loro: Quando si inizia anche solo a pensare ad una gravidanza, la coppia dovrebbe fare una revisione del proprio stile di vita per cambiare le abitudini meno salutari almeno 6 mesi prima. Smettere di fumare. No uso di droghe. Limitare ad un uso occasionale l’assunzione di piccole quantità di alcol e di caffè. Fare esercizio fisico e mantenere sotto controllo il peso. Evitare il contatto con sostanze tossiche in casa, in giardino e nei luoghi di lavoro. Ridurre l’esposizione alle radiazione da dispositivi elettronici. Adottare la Dieta Mediterranea evitando diete monotone e il cibo spazzatura. Per i prodotti freschi come frutta e verdure è preferibile il biologico, le filiere controllate e rispettando la stagionalità. Ridurre nella dieta l’assunzione di carne e pesce di grossa taglia e di cibi con conservanti.

Il segretario del Club, Vito Valente, il presidente Felice de Sanctis e il relatore dr. Ottavio Balducci
Il presidente Felice de Sanctis consegna il gagliardetto del Club al dr. Balducci

Covid, la trasmissione del virus in ambienti aperti e chiusi: il prof. Gianluigi de Gennaro al Rotary di Molfetta

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La Cabina di regia per l’emergenza Covid-19 ha diffuso il consueto report settimanale sull’andamento dell’epidemia in Italia. E i dati – pur non essendo allarmanti – di contro non sono nemmeno incoraggianti. Di fatti sono in salita sia l’indice Rt che l’incidenza in Italia. L’Rt questa settimana è a 0,96, contro lo 0,86 di sette giorni fa mentre l’incidenza è salita da 34 a 46 casi per centomila abitanti.

Nel report si legge che – nel periodo compreso tra il 6 ottobre e il 19 ottobre 2021 – l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,96, appena al di sotto della soglia epidemica e in deciso aumento rispetto alla settimana precedente. Iniziano inoltre a salire i ricoveri mentre restano ancora stabili le terapie intensive.

Salgono anche da 4 a 18 le Regioni classificate a rischio moderato e solo 3 al momento rientrano nella fascia bassa di rischio. In questo scenario la campagna vaccinale in Italia ha avuto un’incidenza fondamentale nel rallentamento della diffusione del Covid-19 coadiuvata sempre dal mantenimento dei consueti comportamenti ormai diventati parte della quotidianità: l’uso della mascherina in ambienti chiusi, il lavaggio frequente delle mani e il distanziamento sociale. Ma sembrerebbe – alla luce dei nuovi report – che queste misure non siano ancora del tutto sufficienti. Bisognerebbe, infatti conoscere più a fondo questo fenomeno per riuscire a comprenderne le dinamiche e le possibili modalità di difesa. Di questo e molto altro si è parlato durante l’incontro “Trasmissione aerea del SARS-COV-2: implicazioni in ambienti aperti e chiusi” organizzato dal Rotary Club di Molfetta (che comprende anche Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo di Puglia) presso Palato Bistrot.
Ad introdurre la serata, il presidente, Felice de Sanctis, che dopo i saluti di rito ha lanciato un messaggio volto a sensibilizzare i presenti sull’importanza della vaccinazione, ricordando che la Puglia oggi è al terzo posto dopo il Veneto e la Toscana per numero di contagi seppur non siano stati riscontrati decessi.

La parola poi è passata al segretario del Club, Vito Valente che ha introdotto il relatore della serata, prof. Gianluigi de Gennaro, Docente di Chimica dell’Ambiente del Dipartimento di Biologia presso l’Università degli Studi di Bari. Il prof. de Gennaro – durante la sua lectio – ha posto l’attenzione su una tematica basilare ma che sino ad oggi è rimasta appannaggio della comunità scientifica tra smentite e successive conferme: il Covid-19 – come d’altronde tutte le altre tipologie di virus – si trasmette per via aerea.

All’inizio della pandemia le informazioni sul coronavirus e sulle sue modalità di trasmissione erano certamente scarse e mentre le ricerche procedevano, per molti Paesi e per le loro istituzioni la priorità era affrontare emergenze sanitarie senza precedenti negli ultimi decenni. Quando emersero le prime notizie sul SARS-CoV-2 e la sua diffusione a Wuhan, in Cina, l’OMS e diverse altre autorità sanitarie pensarono che il coronavirus si diffondesse tramite i droplet, gocce di saliva contenenti le particelle virali emesse da chi ne fosse infetto. Si trattava di una conclusione che all’epoca appariva sensata perché basata su come funzionano i contagi di altre malattie.

Ma nella primavera del 2020 iniziarono a essere pubblicati alcuni studi preliminari sulla capacità del coronavirus di trasmettersi per lo più per via aerea. I ricercatori avevano infatti notato che le particelle virali erano presenti anche in gocce di saliva molto più piccole dei droplet e che erano in grado di rimanere a lungo in sospensione nell’aria, causando nuovi contagi dopo un certo tempo di esposizione. Così il 30 aprile si arriva ad una importante svolta: queste circostanze – prese inizialmente sottogamba – vengono riconosciute più esplicitamente anche dall’OMS con un atteso anche se tardivo aggiornamento delle sue linee guida.

È stato anche accertato e confermato che temperatura, umidità e condizioni diverse di velocità del vento incidono sulla circolazione del virus e di conseguenza sul contagio. Un altro aspetto sicuramente rilevante e che non è balzato per nulla agli onori delle cronache è la correlazione tra circolazione virale e polveri atmosferiche: gli scienziati hanno infatti scoperto che il pulviscolo presente nell’aria funge da “taxi” per il virus che non soltanto ha modo di spostarsi più velocemente ma ne rimane all’interno più vivo che mai. Ecco perché – in una fase iniziale – il territorio padano è stato maggiormente impattato dalla diffusione del virus, portando ad un alto numero di contagi e morti.

Ovviamente la concentrazione di polveri è legata a doppio filo all’inquinamento, creando così una sorta di circolo vizioso favorevole al Covid-19. A fronte di tutti questi studi – comprovati da evidenza scientifica – l’OMS dice oggi che il contagio può essere veicolato dagli aerosol e soprattutto che «negli ambienti scarsamente ventilati e/o affollati gli aerosol rimangono sospesi nell’aria e viaggiano a oltre un metro di distanza». Di fatti in situazioni indoor la combinazione tra un livello elevato di anidride carbonica e la scarsa areazione degli ambienti non fa altro che aumentare la possibilità che il virus venga inalato e ci si contagi.

Chiaramente – come ha sottolineato il professore – il rischio zero non esiste ma lo si può ridurre con l’utilizzo di sistemi precauzionali. Ad esempio – nell’ambito di un progetto di messa in sicurezza al quale hanno partecipato alcune scuole di Molfetta – de Gennaro ha suggerito l’acquisto e l’utilizzo di una rilevatore di CO² che ha anche un costo abbastanza irrisorio a fronte del grande beneficio che potrebbe senz’altro apportare. Si tratta di uno strumento che illuminandosi determina differenti livelli di allerta: il verde indica livelli di CO² nella norma, l’arancione lancia un segnale di allerta mentre il rosso indica livelli di anidride carbonica pericolosi e condizioni di contagio favorevoli.

Negli ultimi due casi sarebbe sufficiente far arieggiare l’ambiente – aprendo finestre o porte – in modo tale da far normalizzare i livelli di anidride carbonica e tutelare così la salute di tutti. E a proposito di tutela una precisazione va fatta anche sulle diverse tipologie di mascherine e su loro corretto utilizzo. Se è vero che una mascherina di cotone ha una capacità di abbattimento del virus parti al 65% a fronte del 90% di una FFP2 è altrettanto importante – come ci ha tenuto a specificare il prof. de Gennaro – indossarla in modo corretto al fine di evitare di vanificarne l’efficacia. E anche per quanto riguarda i famosi gel igienizzanti sarebbe opportuno utilizzarli con parsimonia poiché aggressivi: in situazioni in cui è disponibile sapone o semplicemente acqua sarebbe opportuno farne a meno.>

Il presidente del Rotary di Molfetta, Felice de Sanctis, consegna il gagliardetto del Club al prof. Gianluigi de Gennaro
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