RC SAN SEVERO – LECTIO MAGISTRALIS DEL PDG LUCA GALLO IN OCCASIONE DELLA PREMIAZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO “IL ROTARY PER LA PACE – PIERO SANPAOLO”

L’autorevolezza dell’autore e l’attualità del tema trattato nella riunione del 25 febbraio 2023 rendono senz’altro opportuno che la cronaca della serata, apparsa su questa stessa pagina il 3 marzo 2023, sia integrata dalla trascrizione integrale dell’intervento svolto dal PDG prof. Luca Gallo (n.d.r.).

Lectio Magistralis del PDG prof. Luca Gallo tenuta in occasione della premiazione del V Concorso Letterario “il Rotary per la pace – Piero Sanpaolo”

Saluto e ringrazio la presidente Linda Lenza, il presidente dei PDG del Distretto 2120 Alfredo Curtotti e tutti i soci del RC San Severo, Ciro Piacquaddio (presidente commissione Rotary Foundation e presidente della commissione del premio e i componenti: prof.ssa Amalia Antonacci, dr. Enrico Fraccacreta, prof. Domenico Pietropaolo, prof.ssa Dina Orsi, dott.ssa Antonella Corna, dott.ssa Wilma Ardisia – segretaria), e un particolare grazie ai ragazzi, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici e ai genitori per l’ammirevole partecipazione a questo concorso su tematiche di grande attualità e in memoria di un prestigioso esempio e testimone di servizio e volontariato rotariano che è stato Piero Sanpaolo.
Saluto e ringrazio per la presenza la gent.ma consorte di Piero, Elena Sanpaolo Antonacci (Governatrice Inner Wheel Distretto 210) e il figlio Giorgio.

Ora venendo ad alcune mie considerazioni relative ai tre pilastri problematici e fondanti del concorso “costruzione della pace e prevenzione dei conflitti, salvaguardia dei diritti umani e promozione del volontariato” ritengo che siano aspetti strettamente correlati e conseguenziali tra loro, in quanto parti dello stesso problema di fondo che è il riconoscimento della dignità e del rispetto di tutti gli esseri umani e della relazionalità solidale tra di loro.
I diritti umani affermano la centralità del soggetto-persona e l’universalità dell’appartenenza all’unico genere umano.
A ciò fa esplicito riferimento la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nel cui preambolo si sostiene “che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, i loro diritti uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.
Questi concetti vengono riaffermati all’articolo 1, che recita “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (questa la relazione solidale prima accennata).
Dunque questi valori costituiscono una meta da riaffermare continuamente e da proporre tenacemente, in quanto essi non si sono ancora pienamente realizzati nello stesso mondo occidentale che li proclama.
Eppure, come scrive Maurizio Bettini (filologo classico, latinista e direttore del centro antropologia e mondo antico, università di Siena)) “già per gli antichi esistevano obblighi comuni a tutti i popoli. Beni comuni e obblighi reciproci erano materia di riflessione nell’antica Roma e l’assoluta necessità di osservare queste norme viene ribadita più volte nel mondo antico. Cicerone le definiva appunto communia, cioè prestazioni che era necessario offrire a chiunque: tanto ad un membro della propria comunità, quanto ad uno straniero. Per accedere a questa soglia elementare di diritti, insomma, bastava essere ‘uomini’, non era una questione di appartenenza e di cittadinanza. (il “de officiis” di Cicerone ha costituito una sorta di bibbia per pensatori e statisti di tutto il mondo).”
Anche Seneca riprenderà questo genere di precetti consuetudinari (quelli che Cicerone definiva communia), ma proiettandoli in un orizzonte filosofico e umanistico molto più ampio. Lo fa in una delle sue lettere a Lucilio interamente dedicata a problemi di etica.
Il filosofo si pone infatti questo problema: come ci si deve comportare nei confronti degli uomini? E ciò detto prosegue con una serie di interrogativi: che cosa facciamo? Quali precetti diamo? …
Bene! La conclusione della sua riflessione e del suo ragionamento è che: dividere il pane con chi ha fame, indicare la via a chi l’ha smarrita, porgere la mano al naufrago, astenersi dall’uccidere (precetti che Seneca dava per scontato si dovessero rispettare già nel primo secolo dopo cristo), diventano una sorta di soglia minima, quindi non ancora sufficiente, perché si possa veramente parlare di comportamento umano. Nella concezione di Seneca infatti gli obblighi dell’uomo verso l’altro uomo vanno ben al di là di queste norme elementari.
Seneca assimila l’umanità ad un unico e medesimo corpo, ossia ad un organismo formato da parti che inevitabilmente sono chiamate a collaborare fra loro; un corpo indirizzato ad uno stesso fine, governato da reciproco amore e sentimenti socievoli. Tutto questo implica una visione della societas umana che già duemila anni fa anticipava le affermazioni più nobili che si incontrano nelle nostre moderne carte dei diritti umani” (vedi: m. Bettini, i diritti spiegati da Seneca, in “La Repubblica”, 20 febbraio 2023, pp.28-29).
Anche il tema della pace, che dopo i tragici eventi di questi ultimissimi tempi è diventato di drammatica attualità ed è tornato preponetemene alla ribalta, non può essere considerato qualcosa di astratto e lontano da noi.
Trattare oggi della questione, riguarda non solo quanto sta accadendo in Ucraina, ma anche tener conto della presenza di altri numerosi conflitti veri e propri e di tanti focolai di “guerre dimenticate” in altre parti del mondo.
Certo è un tema che contiene aspetti problematici molteplici e complessi, ma solo su alcuni di essi soffermerò brevemente la mia attenzione e cercherò di apportare alcune considerazioni e riflessioni.
Ora per quanto concerne la pace occorre premettere che molti giustamente affermano che essa è qualcosa di più della semplice assenza di conflitti, ma porta libertà, sicurezza, felicità; è nemica dell’arroganza, della persecuzione e dell’instabilità.
Non si tratta solo di uno stato/situazione finale, ma di un processo: come la salute.
La pace è un processo in cui occorre restare impegnati per sempre. Ora evitare le guerre è compito della politica; costruire la pace è opera dell’educazione.
Educare alla pace è sempre, e nello stesso tempo, educare alla giustizia, alla solidarietà e alla “convivenza planetaria” dei popoli e delle culture.
Educare alla pace consiste nel perseguire valori e atteggiamenti corretti verso la diversità e le differenze socio-culturali, razziali e religiose, la tolleranza e la dignità umana; la salvaguardia dei diritti umani (prima indicati).
Nello sviluppare abilità di corrette e pacate relazioni fra persone e nazioni, nell’imparare a pensare criticamente e risolvere i problemi conflittuali. L’educazione alla pace insegna non-violenza, fiducia, cooperazione e rispetto per la famiglia umana ed ogni vita sulla faccia del pianeta, equilibrio e inclusione (interessante, anche in tale prospettiva, la dichiarazione del rotary international del 2021, intitolata dei – diversità, equità, inclusione).
L’educazione si propone pertanto come un processo intenzionale, esplicito e permanente che prevede anche spazi di libertà.
E come si afferma nel saggio pubblicato dal nostro Distretto Rotary 2120, “sette vie verso la pace (Adda editore, Bari 2022, pp. 49-50): “la libertà consiste nell’agire per e non contro: è qualcosa di positivo, di vibrante, di altamente significativo. La libertà è una e indivisibile; poiché’ oggigiorno, ogni volta che la si nega a qualcuno, in qualunque posto ciò avvenga, è la libertà di tutti che viene messa ovunque in pericolo. La libertà è un principio in movimento, un obiettivo che precorre di molto lo sviluppo della società, un cammino irto di ostacoli e di pericoli, ma che pur vale la pena di percorrere sino in fondo”.
E allora la pace s’impara soprattutto e innanzitutto esercitandosi a praticarla ogni giorno, all’interno di ogni relazione e contesti di vita quali: la famiglia (dialogo tra genitori-figli, tra fratelli e altri); la scuola (rapporto con gli insegnanti, con gli altri studenti, evitando episodi di bullismo, di cyberbullismo, di violenza, di intolleranza, di mancanza di rispetto delle regole e della legalità); l’associazionismo, i luoghi di lavoro, di tempo libero e di sport. In definitiva coinvolge tutta la comunità.
La pace è stata motivo di riflessione in pensatori della storia moderna e contemporanea, e tra gli altri, si pensi a: Kant, Montessori, Gandhi, Martin Luter King, Aldo Capitini, Don Milani, Don Tonino Bello; così come di pontefici, quali tra gli altri: Giovanni XXIII (enciclica “pacem in terris” ), Pio XII, Papa Francesco.
E allora in questo momento storico, l’educazione alla pace diventa sempre più una sfida fondamentale per l’intera umanità e va perseguita con costante impegno.
E per questo la pace ha costituito e costituisce un elemento centrale della missione del rotary sia sul piano socio-politico che socio-educativo, a livello locale e globale.
E in tale ottica e prospettiva di salvaguardia dei diritti umani e di costruzione e promozione della pace e prevenzione dei conflitti, di fondamentale importanza e’ stato e lo è ancora oggi il ruolo del volontariato. Il mettere cioè le proprie competenze, il proprio tempo, la propria professionalità al servizio della società e dell’intera umanità (come ha fatto Piero Sanpaolo) per il superamento di condizioni di vita meno abbienti in tutti i suoi molteplici aspetti (economici, sociali, culturali e altro).
Potremmo sintetizzare l’impegno del volontariato in quelle diverse aree d’intervento individuate e indicate dalla Rotary Foundation quali appunto: la promozione della pace, la prevenzione e cura delle malattie (si pensi, tra l’altro, al grande progetto della eradicazione della polio nel mondo), l’acqua e i servizi igienico-sanitari, la protezione delle madri e dei bambini, l’alfabetizzazione ed educazione di base, lo sviluppo delle economie locali (specie in zone di sottosviluppo) e la tutela dell’ambiente. Tutte aree, alcune strettamente correlate tra loro, e questo “dal locale al globale e viceversa”, come affermavo nel mio anno di governatorato.
Il volontariato, come ben sottolinea la Fondazione Rotary è “fare del bene nel mondo”, ma anche a riceverne come testimoniato da molti volontari; in quanto contemporaneamente migliora se stessi nel ricavare da queste esperienze un arricchimento non solo interiore, ma anche pratico grazie all’acquisizione di nuove competenze professionali.
Il volontariato è un percorso caratterizzato da aspetti ed elementi di fondo che lo qualificano e lo differenziano dalla beneficenza e sui quali bisogna avere chiarezza come lo “schiodarsi” dalle proprie vite e dalle proprie certezze, il porsi a disposizione dei bisogni dell’altro, la logica della relazione e dell’emozionarsi, nel senso di muoversi verso qualcuno e verso altri mondi.
Ed ancora, sempre evidenziate, da varie testimonianze: “il trovare nell’altro la propria stessa umanità”, come “cultura del dono”, come atto di coraggio.
In definitiva, tutte le direzioni e orizzonti di senso a cui fa riferimento il volontariato, ci riportano alle radici della solidarietà e reciprocità umana e hanno fortemente ispirato “la compianta figura dell’amico rotariano Piero Sanpaolo, medico oculista di grande sensibilità ed intelligenza, per molti anni impegnato in missioni umanitarie medico-specialistiche in America Latina, Africa ed Asia e grazie alle quali ha ridato la vista a moltissime persone”.

Per questo riteniamo che anche il Rotary ha dato e continua a dare attivamente il suo contributo e in modo trasversale nelle diverse aree d’intervento prima citate.
Il Rotary, con la sua composizione rappresentativa di tutte le attività professionali in esso presenti, costituisce un ulteriore modello trainante per portare il volontariato nella società e nei posti di lavoro, per sensibilizzare e sviluppare quei meccanismi di solidarietà e reciprocità che sono alle radici dell’umanità.
Come rotariani abbiamo il compito di mettere a disposizione delle nostre comunità e di comunità bisognose di altre parti del mondo appunto la vasta gamma di attitudini professionali ed esperienze per realizzare e praticare iniziative di volontariato.

Ed allora, grazie a tutti, grazie al RC di San Severo (presidente e soci), grazie agli istituti scolastici e agli insegnanti per aver sensibilizzato e promosso l’attenzione dei ragazzi a tutte queste tematiche di grande attualità, quali appunto “la costruzione della pace e prevenzione dei conflitti, la salvaguardia dei diritti umani e la promozione degli aiuti e del volontariato umanitario”.

Il futuro, come sottolinea il nostro governatore Nicola Auciello, e soprattutto il presente, dipende anche da noi.
PDG Luca Gallo

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