Giorno: 9 Marzo 2023

R. C. PUTIGNANO. NUTRIRE ED EDUCARE: IL ROTARY PER IL CONTRASTO ALLO SPRECO ALIMENTARE

NUTRIRE ED EDUCARE: IL ROTARY PER IL CONTRASTO ALLO SPRECO ALIMENTARE
Lunedi 6 marzo, nell’auditorium “Giuseppe Boccardi preside” dell’istituto “Basile Caramia-Gigante” di Locorotondo, ha avuto inizio un nuovo progetto del Rotary Club Putignano Trulli e Grotte “Nutrire ed educare nel contrasto allo spreco alimentare”, ideato a livello distrettuale nella convention di Pugnochiuso del 21 maggio scorso. Il presidente del club, ing. Francesco Nicola Mercieri, ha spiegato che tale progetto affronterà, per le nuove generazioni, i temi della corretta alimentazione e degli stili di vita, della nutraceutica (fusione dei termini nutrizione e farmaceutica), del contrasto allo spreco alimentare e della importanza di una produzione circolare e sostenibile. Il prof. Giuseppe D’Onghia, referente rotariano del progetto, ha illustrato le finalità di tale service che sono quelle di responsabilizzare gli studenti e le famiglie ad una corretta alimentazione ed ad un consumo senza sprechi; di sostenere il prestigio ed il ruolo fondamentale della scuola in virtù di una comune vocazione pedagogica con il Rotary e di mettere a disposizione del territorio le competenze professionali dei rotariani. Il tema affrontato nel primo incontro per le classi terze e quarte, è stato “Nutrizione e sport”. Il prof. Francesco Palmisano, referente del “progetto salute” dell’Istituto e responsabile territoriale di “Intercultura”, ha evidenziato come, nell’ambito scolastico, l’opera del Rotary si incrocia spesso con quella della scuola e con essa si integra e si complementa. In questo Istituto in cui, in questo anno scolastico, ricorre il centenario della scomparsa di Giovanni Basile Caramia, un secolo di impegno per la formazione tecnica e la promozione culturale in agricoltura in cui si è passati da contadini poveri a cittadini europei, il presidente Mercieri ha presentato le due relatrici, dott.a Maddalena Laera e dott.a Rosalba Liuzzi, entrambe dietiste. La dr. Laera ha spiegato i principi della attività fisica ricordando che l’OMS raccomanda di svolgere, nel corso della settimana, un minimo di 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità moderata oppure un minimo di 75 minuti di attività vigorosa due (o più volte) a settimana. Ha quindi, illustrato i sistemi energetici: il sistema anaerobico alatticido, in cui i fosfageni forniscono rapidamente energia che si esaurisce però, in pochi secondi; quello anaerobico lattacido in cui la glicolisi anaerobica dà la massima carica nei primi novanta secondi e poi fornisce energia per tre o quattro minuti e quello aerobico, basato sull’utilizzo di carboidrati, lipidi e proteine, sistema di relativa bassa potenza ma di grandissima capacità e di ottimo rendimento. Ha poi affrontato l’argomento del sovrappeso e della obesità evidenziando la loro stretta correlazione con il diabete di “tipo 2” ed ha riferito che in Italia la popolazione adulta è sovrappeso per il 36% ed obesa per l’11,5 %, dati in crescita rispetto alla precedente rilevazione che indicano che nella nostra nazione si possono stimare circa quattro milioni di persone obese. Purtroppo, secondo i dati riportati dalla dr.a Laera, la Puglia è al terzo posto in questa graduatoria, dietro la Campania e la Calabria. Ella ha illustrato quindi la “piramide alimentare” che esalta il consumo di frutta, di verdura, di pane, di pasta e di altri cereali possibilmente integrali; di latte e derivati, di olio di oliva, di frutta con guscio, fino a consigliare settimanalmente solo due porzioni di pesce, di pollame, di legumi, di carne ed una di salumi. La “piramide” esiste anche per l’attività fisica, alla cui base sono indicate le attività da svolgere quotidianamente (passeggiare, andare a piedi a scuola, salire le scale, fare giardinaggio…….) e nella quale, man mano che si sale verso i gradini più alti, si incontrano le attività da svolgere con minore frequenza (guardare la televisione, utilizzare il computer o lo smartphone ed i videogiochi, stare seduti…). Nel mezzo, tre-cinque volte a settimana fare esercizi aerobici per almeno venti minuti, come camminare a passo svelto, andare in bicicletta o giocare a calcio, tennis, basket, per mezz’ora; due o tre volte a settimana fare attività ricreative (golf, bowling, giardinaggio) ed esercizi muscolari (stretching, flessioni, piegamenti…). Queste le regole da seguire per uno stile di vita salutare e per contrastare l’epidemia di sedentarietà e di obesità. La dr.a Laera ha concluso esaltando la dieta mediterranea che, a livello sportivo, è riconosciuta come quella migliore per l’atleta perché soddisfa i bisogni di un fisico in allenamento: carboidrati complessi, legumi, carni bianche, verdura e frutta, suddivisi in cinque o sei pasti giornalieri. La dott.a Liuzzi ha invece, illustrato i carboidrati e la necessità di curare il loro fabbisogno giornaliero ed il timing di assunzione, per garantire un apporto ottimale a muscoli e cervello. Ed ha esortato ad assumere, circa un’ora prima dell’inizio della attività fisica, carboidrati complessi, come pane integrale con pomodoro, fette biscottate con marmellata, yogurt bianco con cereali o una porzione di frutta fresca. Di integrare i carboidrati durante l’attività solo se questa si protrae oltre i novanta minuti (ad alta digeribilità come maltodestrine, barrette energetiche). Di effettuare un pasto completo al termine dell’attività, per garantire l’adeguato recupero di glicogeno muscolare perso (pasta, riso, patate insieme ad una fonte proteica – vegetale o animale – e ad una lipidica (olio, frutta secca…). Ella ha quindi parlato dei lipidi, dei grassi buoni; delle proteine, consigliate però “post exercise” smontando quindi, il “mito delle proteine” che per anni ha fatto pensare che diete iperproteiche potessero essere utili nel potenziamento e nella crescita muscolare. Ha invitato gli studenti a prestare molta attenzione alla idratazione per prevenire rischi per la salute e per le performances sportive. Ella ha affrontato quindi, il tema della nutraceutica che si riferisce a particolari proprietà e caratteristiche di alcuni alimenti di svolgere un ruolo curativo. Ecco quindi i cereali integrali, la frutta secca, i pomodori, il pesce (in particolare quello “azzurro”); le verdure crucifere (cavolo, broccoli, verza, rape…); le cipolle ed i capperi, e soprattutto, olio di oliva extravergine, sia crudo (“i polifenoli sono una esplosione di antiossidanti”) sia cotto (fa secernere al fegato più bile, facilitando la digestione). Cosa portarsi a casa, dunque: fare esercizio fisico costantemente nella settimana determina un beneficio a lungo termine sulla salute fisica e psicologica; gli integratori (legali) risultano utili solo nel caso sia accertata la carenza di un particolare micronutriente e la loro assunzione sempre concordata con un professionista; la “dieta dello sportivo” deve prevedere un adeguato apporto di carboidrati: l’assunzione di alimenti come frutta e verdura aiuta a ridurre lo stress ossidativo che l’attività fisica comporta. Conclusioni finali, derivate anche dalle domande di tanti studenti: con una alimentazione corretta si può fare bene attività fisica senza assumere sostanze; sigarette (anche quelle elettroniche), alcool, droghe e gioco fanno male allo sport poiché determinano lo scadimento della vita; il confine tra integratori buoni e quelli cattivi è nel modo di utilizzo, visto che essi potrebbero essere utili solo ad integrare una eventuale carenza che non dovrebbe esserci se viene seguita una corretta alimentazione. Soprattutto mediterranea. Ma non è una contraddizione che nel regno della Valle d’Itria, nella regione mediterranea per eccellenza, in cui vengono da tutto il mondo per seguirla almeno per una settimana, i residenti siano al terzo posto in Italia per obesità? Mah…!
Pietro Gonnella

IL ROTARY E L’ EDUCAZIONE ALLA SALUTE DEGLI ADOLESCENTI AL “DELL’ERBA” DI CASTELLANA GROTTE

IL ROTARY E L’ EDUCAZIONE ALLA SALUTE DEGLI ADOLESCENTI AL DELL’ERBA DI CASTELLANA GROTTE
Un acceso contradditorio tra studenti di idee diverse ha chiuso, in maniera inaspettata e molto vivace, il penultimo incontro del Rotary presso l’IISS “Luigi Dell’Erba” di Castellana Grotte, nell’ambito del progetto “Il Rotary al servizio delle nuove generazioni”. Una studentessa ha sostenuto, dichiarandosi portavoce di tanti altri studenti, l’opportunità della legalizzazione della cannabis, così da poterla utilizzare con più sicurezza e con il controllo del medico; in maniera regolare e non più proibita, con la conseguente sicura sconfitta delle mafie. Un altro studente invece, a nome di un altro gruppo studentesco altrettanto numeroso, si è dichiarato contrario, sposando le tesi scientifiche appena esposte dalla dott.a Linda Savino che ha affrontato il tema “ L’educazione alla salute della età evolutiva ed adolescenziale”. “Perché si deve assumere la cannabis da parte dei giovani?- ha ella sostenuto-. Quale è la necessità? Non è vero che la legalizzazione toglie spazio alle mafie; l’uso della droga, anche la più leggera, altera le funzioni mentali dei giovani e riduce irreversibilmente la loro corteccia cerebrale; chi comincia con la cannabis poi ha necessità sempre di più di aumentare l’intensità dell’effetto della sostanza stupefacente che spinge verso le droghe più pesanti; nessun medico mai sosterrà il beneficio dell’uso controllato della cannabis”. Il proposito del Rotary e della dr.a Savino, dirigente medico, specialista in chirurgia mini-invasiva pediatrica e cura delle malformazioni uro-ginecologiche della infanzia e della adolescenza e specialista in ginecologia presso l’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari, era quello di educare alla salute gli adolescenti, sabato scorso 4 marzo, spesso preda di convinzioni e pratiche errate. Partendo dalla antichità greca in cui la salute era concepita come un dono degli dei e la malattia come un fenomeno magico-religioso, attraverso la descrizione del profilo di Ippocrate ella è giunta ai giorni nostri in cui il “primo medico dobbiamo essere noi stessi” e per salute intendiamo una condizione di efficienza del proprio organismo corporeo che viene vissuta come uno stato di relativo benessere fisico e psichico, caratterizzato dalla assenza di patologie. Ha definito l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS, come l’autorità mondiale incaricata di coordinare il settore della salute in tutti gli stati del mondo e far sì che tutti gli esseri umani possano godere del miglior livello di salute possibile. Diversi sono i fattori che condizionano la salute, tra i quali gli stili di vita individuali, le reti sociali e la comunità, l’alimentazione, l’istruzione, l’ambiente di lavoro, le condizioni di vita e di lavoro, il reddito, l’acqua e gli impianti igienici, l’assistenza sanitaria e l’alloggio; oltre alle condizioni generali socio-economiche, culturali ed ambientali. Ha illustrato l’età puberale e quella della adolescenza, il difficile ruolo dei genitori nel loro processo di crescita. Infatti, alla accettazione del proprio corpo in mutazione, segue l’acquisizione di una identità personale, il consolidamento di una identità sessuale e di genere, le relazioni con i coetanei, lo sviluppo di una identità sociale, la formazione di sistemi motivazionali, di valori e di progettualità futura. Ella ha poi parlato dei fattori coinvolti nella crescita, del sesso, dei difetti di crescita, della piena maturazione sessuale maschile e femminile, dell’apparato riproduttivo nell’uomo e nella donna, illustrando anche alcune patologie che i giovani, per un marcato senso di pudore, non devono nascondere ma descrivere al proprio medico di fiducia; delle malattie sessualmente trasmesse, per evitare le quali ha invitato a delle serie precauzioni e protezioni. Quindi ha esaltato la grande importanza della alimentazione per la loro salute; ha descritto la “nuova piramide” che vede alla base cereali integrali ad ogni pasto e, passando per vegetali e frutta fresca in abbondanza, legumi, pesce e pollame, alimenti ricchi di calcio, arrivare alle carni rosse ed al burro, da usare con moderazione; il tutto accompagnato da una attività fisica giornaliera, dalla idratazione e dal controllo del peso corporeo. Ha parlato dei principi nutritivi, dei micronutrienti, delle vitamine e dei sali minerali invitando a “mangiare a colori”, scegliendo frutta e verdura di colore diverso nell’arco della giornata, perché ogni colore ha specifiche proprietà protettive della salute. “Ad ogni dolore andate subito dal medico”, ha esortato; tante infatti, le malattie intestinali, le reazioni avverse al cibo, le intolleranze alimentari (note quella al lattosio e la celiachia); ha invitato ad una sana alimentazione italiana e mediterranea, con poco sale e poco alcool, evitando, quanto possibile, cibi esotici od orientali (tipo sushi) che tanti problemi causano alla nostra salute. Non potevano mancare i cenni alla obesità ed alla necessità di affrontarla sin da bambini per evitare di giungere nella maturità in cui essa è vissuta come una barriera emotiva nelle relazioni con gli altri, con conseguente depressione, paura del giudizio ed insicurezza. Sono stati affrontati i comportamenti alimentari irregolari che nella adolescenza possono portare a veri e propri disturbi (2,3 milioni solo in Italia) come l’anoressia, la bulimia e l’ortoressia, tutti di origine nervosa e psicologica. Nella anoressia, in particolare, ha illustrato la dr. Savino, il rifiuto del cibo nasconde la “fame di amore”, il bisogno di essere amati, la mancata accettazione di sé (in un mondo dominato dalle “influencer” che impongono uno stile fisico come mezzo di successo), la difficile gestione delle emozioni. Non poteva la dr.a Linda non parlare del fumo e delle sue conseguenze nocive (nelle scuole fumano più le ragazze,32%, dei ragazzi, 25%) che tra le cause annovera l’emulazione ed il basso livello di autostima; della dipendenza da internet, dai social network, dallo smartphone che creano dolori articolari e muscolari al collo, al polso, alle dita e bruciore agli occhi, affaticamento della vista, visione offuscata e mal di testa. Ha illustrato anche i disturbi mentali che interessano un ragazzo su sette. “Chiedete aiuto”, ella ha esortato. Infatti essi vanno trattati immediatamente per evitare la compromissione della salute fisica e mentale nella età adulta. Tra le cause, sono state citate soprattutto l’ansia, lo stress, l’umore, il disagio emotivo, l’autostima, la sfera affettiva, l’alimentazione ed il consumo di sostanze, con conseguente insonnia, attacchi di panico, atti autolesivi. La dr.a Savino ha parlato anche del consumo di alcool tra gli adolescenti, molto diffuso purtroppo, perché apparentemente esso facilita le relazioni sociali, genera piacere, euforia e disinibizione; in realtà esso abbassa la percezione del rischio e favorisce i comportamenti senza controllo. I problemi che esso genera vanno dalla dipendenza ai danni al fegato, alle neoplasie, al diabete, all’ictus, ai disturbi cardiovascolari. Per non parlare delle droghe, naturali o sintetiche, purtroppo assunte dai giovani in discoteca o nelle feste con amici, senza la percezione dei rischi. L’Italia purtroppo, ha ella informato, detiene il triste primato in Europa di consumo di marjuana tra gli adolescenti con conseguenze che possono essere devastanti dal punto di vista neurologico: “Le risonanze magnetiche rivelano aree cerebrali danneggiate, con compromissione delle funzioni percettive e cognitive; viene rilevata un assottigliamento della corteccia cerebrale”. La cannabis nei giovani è una scomoda alleata per superare stress, inadeguatezza, paure; è la sostanza più consumata tra i ragazzi che ne fanno uso abituale fino al 42%. Per non parlare degli effetti altamente nocivi e mortali delle droghe pesanti e di quelle sintetiche, spesso ottenute mescolando principi attivi di farmaci ed altre molecole, molto spesso sconosciute agli stessi spacciatori, agli assuntori ed anche ai medici (del pronto soccorso). Infine, la dott.a Savino ha accennato agli incidenti stradali che causano ogni giorno, nel mondo, tremila morti tra gli adolescenti: prima causa di morte, colpa di alcool, droghe, smartphone, distrazioni… Ella ha concluso invitando i giovani alla prevenzione, a prendersi cura di sè stessi, ad ascoltarsi per comprendere i propri bisogni, ad amare sè stessi, a pensare al proprio benessere fisico e mentale: “Ricorda che sei la persona più importante della tua vita”. Tanti applausi (di approvazione) e poi … la bagarre anzidetta sulla liberalizzazione o meno delle droghe.
Pietro Gonnella

RC SAN SEVERO – LECTIO MAGISTRALIS DEL PDG LUCA GALLO IN OCCASIONE DELLA PREMIAZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO “IL ROTARY PER LA PACE – PIERO SANPAOLO”

L’autorevolezza dell’autore e l’attualità del tema trattato nella riunione del 25 febbraio 2023 rendono senz’altro opportuno che la cronaca della serata, apparsa su questa stessa pagina il 3 marzo 2023, sia integrata dalla trascrizione integrale dell’intervento svolto dal PDG prof. Luca Gallo (n.d.r.).

Lectio Magistralis del PDG prof. Luca Gallo tenuta in occasione della premiazione del V Concorso Letterario “il Rotary per la pace – Piero Sanpaolo”

Saluto e ringrazio la presidente Linda Lenza, il presidente dei PDG del Distretto 2120 Alfredo Curtotti e tutti i soci del RC San Severo, Ciro Piacquaddio (presidente commissione Rotary Foundation e presidente della commissione del premio e i componenti: prof.ssa Amalia Antonacci, dr. Enrico Fraccacreta, prof. Domenico Pietropaolo, prof.ssa Dina Orsi, dott.ssa Antonella Corna, dott.ssa Wilma Ardisia – segretaria), e un particolare grazie ai ragazzi, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici e ai genitori per l’ammirevole partecipazione a questo concorso su tematiche di grande attualità e in memoria di un prestigioso esempio e testimone di servizio e volontariato rotariano che è stato Piero Sanpaolo.
Saluto e ringrazio per la presenza la gent.ma consorte di Piero, Elena Sanpaolo Antonacci (Governatrice Inner Wheel Distretto 210) e il figlio Giorgio.

Ora venendo ad alcune mie considerazioni relative ai tre pilastri problematici e fondanti del concorso “costruzione della pace e prevenzione dei conflitti, salvaguardia dei diritti umani e promozione del volontariato” ritengo che siano aspetti strettamente correlati e conseguenziali tra loro, in quanto parti dello stesso problema di fondo che è il riconoscimento della dignità e del rispetto di tutti gli esseri umani e della relazionalità solidale tra di loro.
I diritti umani affermano la centralità del soggetto-persona e l’universalità dell’appartenenza all’unico genere umano.
A ciò fa esplicito riferimento la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nel cui preambolo si sostiene “che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, i loro diritti uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.
Questi concetti vengono riaffermati all’articolo 1, che recita “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (questa la relazione solidale prima accennata).
Dunque questi valori costituiscono una meta da riaffermare continuamente e da proporre tenacemente, in quanto essi non si sono ancora pienamente realizzati nello stesso mondo occidentale che li proclama.
Eppure, come scrive Maurizio Bettini (filologo classico, latinista e direttore del centro antropologia e mondo antico, università di Siena)) “già per gli antichi esistevano obblighi comuni a tutti i popoli. Beni comuni e obblighi reciproci erano materia di riflessione nell’antica Roma e l’assoluta necessità di osservare queste norme viene ribadita più volte nel mondo antico. Cicerone le definiva appunto communia, cioè prestazioni che era necessario offrire a chiunque: tanto ad un membro della propria comunità, quanto ad uno straniero. Per accedere a questa soglia elementare di diritti, insomma, bastava essere ‘uomini’, non era una questione di appartenenza e di cittadinanza. (il “de officiis” di Cicerone ha costituito una sorta di bibbia per pensatori e statisti di tutto il mondo).”
Anche Seneca riprenderà questo genere di precetti consuetudinari (quelli che Cicerone definiva communia), ma proiettandoli in un orizzonte filosofico e umanistico molto più ampio. Lo fa in una delle sue lettere a Lucilio interamente dedicata a problemi di etica.
Il filosofo si pone infatti questo problema: come ci si deve comportare nei confronti degli uomini? E ciò detto prosegue con una serie di interrogativi: che cosa facciamo? Quali precetti diamo? …
Bene! La conclusione della sua riflessione e del suo ragionamento è che: dividere il pane con chi ha fame, indicare la via a chi l’ha smarrita, porgere la mano al naufrago, astenersi dall’uccidere (precetti che Seneca dava per scontato si dovessero rispettare già nel primo secolo dopo cristo), diventano una sorta di soglia minima, quindi non ancora sufficiente, perché si possa veramente parlare di comportamento umano. Nella concezione di Seneca infatti gli obblighi dell’uomo verso l’altro uomo vanno ben al di là di queste norme elementari.
Seneca assimila l’umanità ad un unico e medesimo corpo, ossia ad un organismo formato da parti che inevitabilmente sono chiamate a collaborare fra loro; un corpo indirizzato ad uno stesso fine, governato da reciproco amore e sentimenti socievoli. Tutto questo implica una visione della societas umana che già duemila anni fa anticipava le affermazioni più nobili che si incontrano nelle nostre moderne carte dei diritti umani” (vedi: m. Bettini, i diritti spiegati da Seneca, in “La Repubblica”, 20 febbraio 2023, pp.28-29).
Anche il tema della pace, che dopo i tragici eventi di questi ultimissimi tempi è diventato di drammatica attualità ed è tornato preponetemene alla ribalta, non può essere considerato qualcosa di astratto e lontano da noi.
Trattare oggi della questione, riguarda non solo quanto sta accadendo in Ucraina, ma anche tener conto della presenza di altri numerosi conflitti veri e propri e di tanti focolai di “guerre dimenticate” in altre parti del mondo.
Certo è un tema che contiene aspetti problematici molteplici e complessi, ma solo su alcuni di essi soffermerò brevemente la mia attenzione e cercherò di apportare alcune considerazioni e riflessioni.
Ora per quanto concerne la pace occorre premettere che molti giustamente affermano che essa è qualcosa di più della semplice assenza di conflitti, ma porta libertà, sicurezza, felicità; è nemica dell’arroganza, della persecuzione e dell’instabilità.
Non si tratta solo di uno stato/situazione finale, ma di un processo: come la salute.
La pace è un processo in cui occorre restare impegnati per sempre. Ora evitare le guerre è compito della politica; costruire la pace è opera dell’educazione.
Educare alla pace è sempre, e nello stesso tempo, educare alla giustizia, alla solidarietà e alla “convivenza planetaria” dei popoli e delle culture.
Educare alla pace consiste nel perseguire valori e atteggiamenti corretti verso la diversità e le differenze socio-culturali, razziali e religiose, la tolleranza e la dignità umana; la salvaguardia dei diritti umani (prima indicati).
Nello sviluppare abilità di corrette e pacate relazioni fra persone e nazioni, nell’imparare a pensare criticamente e risolvere i problemi conflittuali. L’educazione alla pace insegna non-violenza, fiducia, cooperazione e rispetto per la famiglia umana ed ogni vita sulla faccia del pianeta, equilibrio e inclusione (interessante, anche in tale prospettiva, la dichiarazione del rotary international del 2021, intitolata dei – diversità, equità, inclusione).
L’educazione si propone pertanto come un processo intenzionale, esplicito e permanente che prevede anche spazi di libertà.
E come si afferma nel saggio pubblicato dal nostro Distretto Rotary 2120, “sette vie verso la pace (Adda editore, Bari 2022, pp. 49-50): “la libertà consiste nell’agire per e non contro: è qualcosa di positivo, di vibrante, di altamente significativo. La libertà è una e indivisibile; poiché’ oggigiorno, ogni volta che la si nega a qualcuno, in qualunque posto ciò avvenga, è la libertà di tutti che viene messa ovunque in pericolo. La libertà è un principio in movimento, un obiettivo che precorre di molto lo sviluppo della società, un cammino irto di ostacoli e di pericoli, ma che pur vale la pena di percorrere sino in fondo”.
E allora la pace s’impara soprattutto e innanzitutto esercitandosi a praticarla ogni giorno, all’interno di ogni relazione e contesti di vita quali: la famiglia (dialogo tra genitori-figli, tra fratelli e altri); la scuola (rapporto con gli insegnanti, con gli altri studenti, evitando episodi di bullismo, di cyberbullismo, di violenza, di intolleranza, di mancanza di rispetto delle regole e della legalità); l’associazionismo, i luoghi di lavoro, di tempo libero e di sport. In definitiva coinvolge tutta la comunità.
La pace è stata motivo di riflessione in pensatori della storia moderna e contemporanea, e tra gli altri, si pensi a: Kant, Montessori, Gandhi, Martin Luter King, Aldo Capitini, Don Milani, Don Tonino Bello; così come di pontefici, quali tra gli altri: Giovanni XXIII (enciclica “pacem in terris” ), Pio XII, Papa Francesco.
E allora in questo momento storico, l’educazione alla pace diventa sempre più una sfida fondamentale per l’intera umanità e va perseguita con costante impegno.
E per questo la pace ha costituito e costituisce un elemento centrale della missione del rotary sia sul piano socio-politico che socio-educativo, a livello locale e globale.
E in tale ottica e prospettiva di salvaguardia dei diritti umani e di costruzione e promozione della pace e prevenzione dei conflitti, di fondamentale importanza e’ stato e lo è ancora oggi il ruolo del volontariato. Il mettere cioè le proprie competenze, il proprio tempo, la propria professionalità al servizio della società e dell’intera umanità (come ha fatto Piero Sanpaolo) per il superamento di condizioni di vita meno abbienti in tutti i suoi molteplici aspetti (economici, sociali, culturali e altro).
Potremmo sintetizzare l’impegno del volontariato in quelle diverse aree d’intervento individuate e indicate dalla Rotary Foundation quali appunto: la promozione della pace, la prevenzione e cura delle malattie (si pensi, tra l’altro, al grande progetto della eradicazione della polio nel mondo), l’acqua e i servizi igienico-sanitari, la protezione delle madri e dei bambini, l’alfabetizzazione ed educazione di base, lo sviluppo delle economie locali (specie in zone di sottosviluppo) e la tutela dell’ambiente. Tutte aree, alcune strettamente correlate tra loro, e questo “dal locale al globale e viceversa”, come affermavo nel mio anno di governatorato.
Il volontariato, come ben sottolinea la Fondazione Rotary è “fare del bene nel mondo”, ma anche a riceverne come testimoniato da molti volontari; in quanto contemporaneamente migliora se stessi nel ricavare da queste esperienze un arricchimento non solo interiore, ma anche pratico grazie all’acquisizione di nuove competenze professionali.
Il volontariato è un percorso caratterizzato da aspetti ed elementi di fondo che lo qualificano e lo differenziano dalla beneficenza e sui quali bisogna avere chiarezza come lo “schiodarsi” dalle proprie vite e dalle proprie certezze, il porsi a disposizione dei bisogni dell’altro, la logica della relazione e dell’emozionarsi, nel senso di muoversi verso qualcuno e verso altri mondi.
Ed ancora, sempre evidenziate, da varie testimonianze: “il trovare nell’altro la propria stessa umanità”, come “cultura del dono”, come atto di coraggio.
In definitiva, tutte le direzioni e orizzonti di senso a cui fa riferimento il volontariato, ci riportano alle radici della solidarietà e reciprocità umana e hanno fortemente ispirato “la compianta figura dell’amico rotariano Piero Sanpaolo, medico oculista di grande sensibilità ed intelligenza, per molti anni impegnato in missioni umanitarie medico-specialistiche in America Latina, Africa ed Asia e grazie alle quali ha ridato la vista a moltissime persone”.

Per questo riteniamo che anche il Rotary ha dato e continua a dare attivamente il suo contributo e in modo trasversale nelle diverse aree d’intervento prima citate.
Il Rotary, con la sua composizione rappresentativa di tutte le attività professionali in esso presenti, costituisce un ulteriore modello trainante per portare il volontariato nella società e nei posti di lavoro, per sensibilizzare e sviluppare quei meccanismi di solidarietà e reciprocità che sono alle radici dell’umanità.
Come rotariani abbiamo il compito di mettere a disposizione delle nostre comunità e di comunità bisognose di altre parti del mondo appunto la vasta gamma di attitudini professionali ed esperienze per realizzare e praticare iniziative di volontariato.

Ed allora, grazie a tutti, grazie al RC di San Severo (presidente e soci), grazie agli istituti scolastici e agli insegnanti per aver sensibilizzato e promosso l’attenzione dei ragazzi a tutte queste tematiche di grande attualità, quali appunto “la costruzione della pace e prevenzione dei conflitti, la salvaguardia dei diritti umani e la promozione degli aiuti e del volontariato umanitario”.

Il futuro, come sottolinea il nostro governatore Nicola Auciello, e soprattutto il presente, dipende anche da noi.
PDG Luca Gallo

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