R.C. San Severo. IN RICORDO DI UN AMICO

C’è sempre una prima volta, in tutto! Ed è la prima volta che scrivo per ricordare un amico che non c’è più e che ci ha lasciati troppo presto.

Si chiama PIERO, il cognome all’anagrafe è SANPAOLO, ma per me e per tutti noi del nostro club E’ solo e solamente PIERO: non so ancora, o forse non voglio, scrivere ERA.

Conosco PIERO da oltre sessant’anni: il papà – il prof. SILVESTRO che mi ha fatto amare la matematica e la fisica – a volte portava a scuola un ragazzino sveglio, simpaticissimo e lo faceva partecipare alle attività non didattiche; con questo ragazzino molti di noi legarono subito.

Dopo non molti anni ritrovo, sotto casa della mia ragazza (ora da tanti anni mia moglie) un giovanotto che è tale e quale a quel ragazzino, solo un po’ cresciuto, in compagnia di una ragazza: mi conferma che è proprio lui – PIERO – e mi presenta Elena: da quel giorno, più o meno cinquant’anni addietro, siamo rimasti amici.

Ancora qualche anno, quasi quarant’anni fa, ed è entrato a far parte della grande famiglia rotariana, nel R.C. di San Severo, lui che rotariano lo è sempre stato come capacità, intelligenza, spirito di servizio, dedizione agli altri; la PHF di qualche anno dopo è ben poca cosa per quanto ha fatto.

Era medico, oculista, ed ha sempre prestato la sua attività professionale presso l’Ospedale Civile di San Severo: era in sala operatoria almeno due o tre volte a settimana, sette/otto interventi a sessione: quanti interventi avrà fatto? A quante persone ha conservato la vista….a quante l’ha praticamente ridata?

Da tantissimi anni passava gran parte delle sue ferie all’estero, in missioni umanitarie mediche specialistiche: dall’America Latina a tanti Paesi dell’Africa e dell’Asia a tanti – bambini, giovani e meno giovani – ha letteralmente ridato la vista: mi/ci raccontava dei suoi trasferimenti nella foresta amazzonica con la Jeep del vescovo brasiliano, delle zanzariere piene di gechi che gli facevano compagnia durante la notte, delle sale operatorie allestite nei TIR che si spostavano nella giungla, dello stupore dei suoi pazienti dopo gli interventi: VEDEVANO!

Presenza importante ma discreta, di non molte parole, spirito critico, ascoltava ed esprimeva sinteticamente la sua opinione, mai conformista: per quasi un anno – l’anno in cui sono stato presidente del nostro club – ci siamo visti tutti i lunedì sera: era il segretario del club, il mio consigliere più ascoltato.

Solo pochi giorni fa sei venuto a trovarmi, mi pareva stessi meglio, anche tu eri speranzoso: ti ho chiesto di visitare con sollecitudine una persona a me cara; l’hai fatto qualche giorno dopo, con grande fatica e con grande professionalità, come al solito.

Al buio non riesco ad immaginarti: la luce è il tuo mezzo e la tua missione!

La terra ti sarà certamente lieve!

Un abbraccio ad Elena e Giorgio.

Pier Carlo Pazienza

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