R. C. PUTIGNANO E PROGETTO “TRULLI MARE”: ROTARY ED ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE – EX MACELLI RESTITUITI A NUOVA VITA

ROTARY ED ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE – EX MACELLI RESTITUITI A NUOVA VITA. UN CONVEGNO NELL’AMBITO DEL PROGETTO “TRULLI MARE”
“Non è facile parlare dei macelli, luoghi di sangue e di morte anche perché, quasi per controsenso, le norme vogliono il benessere dell’animale nella macellazione”. E’ l’esordio del dott. Nicola Gigante al convegno che ha avuto luogo domenica scorsa 26 marzo, nella storica location del Castello di Conversano, sala convegni. Si è trattato di un importante incontro Trulli-Mare, organizzato dal Rotary Club Putignano Trulli e Grotte, sulla “archeologia industriale”. Al convegno, cui hanno partecipato tanti delegati e soci dei Rotary club di tutta la Puglia, ha partecipato anche il sindaco di Conversano, avv. Giuseppe Lovascio il quale, nel dare il benvenuto nella propria città ai numerosi ospiti e nel ringraziarli per aver scelto proprio questa cittadina per il loro incontro, ha fatto presente che anche la sala convegni che li ha accolti è stato frutto di un recupero impegnativo, stante il tema della giornata ed ha ringraziato il Rotary per le tante opere meritorie che i loro soci effettuano per il territorio, Conversano compresa. Il presidente del club, ing Francesco Mercieri, ha illustrato il “Progetto Pluriennale Trulli-Mare”: nato a Rosa Marina trentanove anni fa, per una intuizione dei dott. i Franco Anglani e Gino Leuci, ad opera dei Rotary club di Putignano, Fasano, Brindisi, Ceglie Messapica e Martina Franca (cui, nel corso degli anni, si sono aggiunti tanti altri club). L’intento: costruire un progetto di valorizzazione integrata del territorio in grado di mettere a sistema le risorse culturali, turistiche e paesaggistiche esistenti e promuovere il territorio ed il suo sviluppo sostenibile. Egli ha informato che quest’anno è in corso lo studio della “archeologia industriale” della Puglia. Ha introdotto i lavori il dott. Paolo Rotondo del Rotary club di Manduria, presidente del progetto pluriennale; egli ha dato i saluti di benvenuto al dott. Donato Donnoli del club di Val d’Agri, già governatore del Rotary di Puglia e di Basilicata; al governatore del prossimo anno, ing. Vincenzo Sassanelli del Rotary club Bari ed alla rappresentante del governatore, dott.a Giuseppina Di Nubile, del club Bari Alto Terra dei Peuceti. Il presidente Rotondo ha spiegato che, compito di questo anno, è quello di individuare vecchi opifici e siti industriali che sono stati recuperati ed offerti alla fruibilità pubblica. L’arch. Gianni Lanzilotti, del club di Carovigno, già governatore di Puglia e Basilicata e delegato distrettuale del progetto stesso ormai da più di dieci anni, ha informato, preoccupato, che ogni anno in Italia vengono smantellati 156 mila opifici industriali e rottamate tonnellate di macchinari. Grazie al ministro Franceschini, egli ha detto, oggi tali opifici vengono considerati beni culturali, esempi di cultura umanistica e tecnico-scientifica, anche se la corsa della rivoluzione industriale distrugge le tracce del passato: prezzo alto che si paga per la modernità e l’efficienza. Per fortuna, egli ha aggiunto, di molti di questi opifici, anche grazie al Rotary, vengono recuperati la storia, il percorso produttivo ed il loro tramonto ed essi diventano oggetto di recupero che li restituiscono a nuova vita; come l’ex macello comunale di Putignano, oggi affidato ad associazioni del territorio. Ha infine informato che, anche per l’ex tabacchificio di Ostuni, è in corso un intervento per trasformarlo in struttura turistica. Il dott. Nicola Gigante, socio del club e medico veterinario della ASL, ha relazionato sul tema: “Dall’arte della macellazione al macello per l’arte”, alternando scene e descrizioni di macellazione ad opere d’arte che vari artisti, come Rembrandt, hanno dedicato a questo lavoro. Egli ha illustrato un regio decreto del 1923 che imponeva la macellazione esclusivamente nei comuni; l’obbligo comunale di dotarsi di un macello, se sprovvisti, da costruire in luoghi adatti con strumenti ed apparecchi per eseguire controlli e ricerche. Ad Alberobello tale luogo veniva chiamato “ammazzatoio”. Questi macelli, egli ha informato, dovevano avere obbligatoriamente un medico condotto, un custode, degli impiegati per i bolli e per la riscossione; mentre oggi ci sono squadre specializzate che operano la macellazione, prima erano i titolari stessi delle macellerie che vi provvedevano, magari aiutati dal garzone di bottega e dai familiari; non c’era bisogno di certificati di provenienza perché i macellai stessi conoscevano gli allevatori che “tiravano su” gli animali, tutti rigorosamente del paese: un bollo sulla carne lo assicurava: “carne locale”. Mentre il bollo “carne foranea” indicava il trasporto dal paese vicino, oggetto preventivamente di visita del medico condotto. Dell’animale si raccoglieva tutto, anzi di più visto che si vendeva anche il “quinto quarto”; poiché il consumo di carne era molto limitato, non avveniva una strage di animali né esisteva l’allevamento intensivo né essa proveniva da località molto lontane: cosa che oggi avviene regolarmente e ciò non va assolutamente bene, a parere del dott. Gigante. Prima esistevano gli spacci comunali dove si vendeva la carne ad un prezzo ed ad una quantità stabilita dal medico condotto. Poi c’è stata la liberalizzazione della macellazione e dello spostamento degli animali e delle carni e si è verificata la “morte” dei macelli comunali. Delicata è l’opera del medico veterinario oggi, egli ha detto, che deve visitare l’animale prima ed anche dopo la macellazione, deve fare molta prevenzione perché non si verifichi il passaggio di malattie dagli animali all’uomo, visto che un terzo di tute le malattie umane viene trasmesso proprio dagli animali. Il veterinario deve anche controllare che gli animali, prima della macellazione, vengano stordirti, che non avvenga dissanguamento, che le pistole siano a “proiettili captivi” o comunque che le pratiche non facciano soffrire l’animale. Non più utili dunque, i macelli comunali, visto che la macellazione oggi avviene in grandi aziende attrezzate di tutto punto e con i più moderni sistemi di lavoro, essi sono rimasti chiusi per qualche tempo, fintanto che non sono stati recuperati per altra utilità. E’ quanto ha illustrato l’arch. Tonio Frallonardo, rotariano del club di Putignano, nel tema: “Ex macelli comunali: esempi di recupero e di rifunzionalizzazione”. Nella sua esposizione, egli è partito proprio dall’ex macello di Putignano che, con un finanziamento per laboratori urbani, è stato recuperato ed affidato ad associazioni. Esso conserva la sua forma trapezoidale, contenuto da due strade laterali, con varie stanze a destra ed a sinistra (ieri per le varie fasi della macellazione, oggi per i vari laboratori e per i vari uffici) ed un grande spazio centrale all’aperto, prima teatro di macellazione all’aria, oggi teatro nel vero senso della parola, per spettacoli culturali. Egli ha parlato quindi, dell’ex macello di Polignano, situato sul mare, nel quale sono stati abbattuti i soffitti di tegole, conservati quelli con volte a botte, conservate alcune colonne e scavati altri ambienti nel sottosuolo per deposito; conservate anche la palme. Oggi esso vive una nuova vita visto che è sede del famoso museo “Pino Pascali”, con un bell’ingresso dalla parte del mare. Anche l’ ex macello di Conversano, progettato dall’architetto Sante Simone che aveva previsto tanto verde intorno, dismesso anch’esso, grazie ad un finanziamento regionale “Bollenti spiriti”, è stato recuperato. Le tettoie fatiscenti a falde sono state sostituite con altre di stessi materiali; sono stati conservati i muri perimetrali in “conci lapidei”; la struttura si affaccia su di una elegante piazza con giardinetti e tanto verde; oggi accoglie molti giovani e si appresta a diventare una vera e propria cittadella delle associazioni, luogo destinato all’integrazione delle culture.
Pietro Gonnella

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