‘Ripensare la città’, è stato questo il leit motiv dell’ultima Conviviale del Rotary Club Foggia Umberto Giordano ospitata a Villa Reale, lo scorso 26 settembre.
La serata, dal titolo “Che si dice a Foggia”, ha avuto come principale interlocutore il giornalista Michelangelo Borrillo, redattore del Corriere della Sera, milanese d’adozione e foggiano d’origine.
Il Club ha sentito il bisogno di promuovere un dibattito sullo scenario attuale della città capoluogo, interrogandosi su quegli aspetti che spesso la portano sulle prime pagine dei quotidiani nazionali – come le dichiarazioni di Alain Elkann e di Selvaggia Lucarelli – prendendo spunto dagli eventi del passato (“la storia ci insegna…”) per affrontare insieme il tema della Foggia che verrà, o meglio della città che ci auguriamo possa davvero prendere forma in un futuro non troppo lontano, se solo sapessimo come fare, e sperando di fare in tempo.
Intanto, si è partiti da un concetto chiave – riportare la qualità della vita pubblica al centro delle politiche urbane – per arrivare ai temi della socialità e delle relazioni.
Borrillo – giornalista innamorato della sua Puglia e grande appassionato della storia della nostra città – sollecitato dalle domande della socia Sara Pacella, in veste di moderatrice, e del Presidente del RC Giordano, Nicola Cintoli – ha innanzitutto raccomandato un uso intelligente delle risorse disponibili e delle infrastrutture, fondamentali per collegare Foggia con il resto del mondo non solo su un piano strettamente strutturale, ma soprattutto culturale.
Le parole ‘Turismo’ ,‘Legalità’ e ‘Decoro’ sono state le voci più ‘gettonate’ della chiacchierata. Si è discusso, quindi, del modo in cui poter ripensare ai tempi e agli spazi del capoluogo dauno deputati a favorire la vita urbana, le attività culturali, le iniziative artistiche, ma soprattutto i desideri e le necessità della comunità.
“È auspicabile che Foggia, nel cuore del Tavoliere, possa essere capace di realizzare spazi salutari, che cambino in meglio la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini e che la rendano più attrattiva e dinamica?” La risposta è un netto Si, per produrre bellezza.
Ma per arrivare a questo traguardo e, quindi, riconsegnare a Foggia il ruolo di polo di aggregazione, tra infrastrutture sociali, innovazione e sviluppo sostenibile, bisogna tornare a prendersi cura dei luoghi in cui viviamo.
Dobbiamo creare una maggiore qualità degli spazi abitativi e degli spazi pubblici.
Quella esigenza di bellezza va necessariamente ricercata e ricreata anche nei quartieri più difficili e periferici, solo così si potrà parlare di connessioni sul territorio.
Da qui – dopo un dibattito con i soci e le socie del Club – la conclusione che rigenerazione urbana e inclusione sociale sono l’una strettamente legato all’altra: perché rigenerare significa riappropriarsi del territorio creando valore dove è presente degrado e abbandono.
Si dice “Una civiltà non cresce senza cultura”. Ed è esattamente da questo principio che Foggia deve costruire il suo futuro.