I RISCHI DELL’UTILIZZO DEGLI STUPEFACENTI TRA I GIOVANI ILLUSTRATI DAL ROTARY AL PERTINI-PINTO-ANELLI DI TURI
Perché l’alcool ed il tabacco sono permessi e le droghe leggere no? Ma anche le droghe cosiddette “leggere” fanno male? Ma io non posso smettere quando voglio? Sono alcune tra le domande che i giovani studenti di quinto anno hanno fatto a conclusione dell’incontro tenutosi sabato scorso, 25 febbraio, al “Pertini-Anelli-Pinto” di Turi, svolto a cura del Rotary Club Putignano Trulli e Grotte nell’ambito del progetto “Il Rotary al servizio delle nuove generazioni e per lo sviluppo del territorio”. Il tema affrontato è stato “I rischi dell’utilizzo degli stupefacenti tra i giovani; contrasto al fenomeno e riflessioni sul tema della legalizzazione”; condotto a due voci dall’avv. Giancarlo Angelini De Miccolis, avvocato penalista presso il foro di Bari e dal dott. Andrea Riccardo Miani, funzionario istruttore direttivo amministrativo contabile, già presidente del Rotaract. La prof.a Rosa Fiore, nelle veci della dirigente, preside prof.a Carmela Pellegrini, ha presentato gli ospiti ing. Francesco Mercieri, presidente del Rotary; il preside Pietro Gonnella, vicepresidente e coordinatore del progetto; il luogotenente Giovanni Sacchetti, comandante della stazione dei Carabinieri di Turi. Ella ha invitato gli studenti a fare tesoro di queste “pillole di saggezza” offerte dal Rotary ed a stare attenti alle “trappole” che la società tende loro sugli stupefacenti; un tema che sicuramente “coinvolge” tanti giovani, affinché essi possano difendersi dalle insidie, possano non accedere a “queste oasi di felicità”, tanto vuote quanto effimere e possano invece, perseguire i concetti della prudenza e della prevenzione. Il presidente del Rotary, ing. Francesco Mercieri, ha invitato a fare attenzione a quanto il club offre loro, per essere maggiormente consapevoli nelle scelte future, quando lasceranno la scuola e, non più come studenti ma come cittadini, faranno delle scelte decisive per il loro futuro. Il comandante Sacchetti ha rammentato ai giovani quanto l’Arma dei Carabinieri sia sempre molto vicina agli studenti, essendo essa impegnata non solo nelle indagini e nelle azioni di contrasto ma anche nella informazione e nella formazione dei giovani che sentono ed hanno, di fatto, molto vicino il problema della droga. I relatori avv. De Miccolis Angelini e dott. Miani, hanno fatto presente che la droga non è un fenomeno solo dei giorni nostri ma che essa è stata utilizzata nel corso della storia da numerose popolazioni per diversi usi e credenze. Il loro percorso evolutivo è stato più o meno simile: scoperta, reazioni diverse alla novità, diffusione, analisi degli effetti positivi e negativi, tentativi di bloccarne l’utilizzo, intervento del legislatore, cronaca di operazioni di polizia giudiziaria, campagne mediatiche. I due hanno ricordato la “contestazione giovanile” degli anni ‘60 e ’70: essa prevedeva un ampio uso di sostanze cannabinoidi e allucinogene che erano parte di questa cultura che inneggiava alla libertà ed alla emancipazione. Hanno ricordato l’uso ingenuo che spesso si è fatto di esse, parlando di “sballo” che non è sinonimo di festa e di divertimento ma di stato di allucinazione prodotto da una sostanza stupefacente. Esse, hanno chiarito, sono sostanze naturali o sintetiche che, per le loro proprietà chimiche, inducono variazioni del sistema nervoso centrale umano, con alterazione della percezione, dell’umore, del comportamento ed inducono dipendenza fisica e psichica, portando quindi, alla tossicodipendenza. Infatti essi hanno ammonito che la droga porta a cambiamenti della corteccia cerebrale, assottigliamento e morte di cellule (neuroni) insostituibili; variazioni spesso irreversibili. Purtroppo gli studenti che frequentano le scuole superiori italiane dichiarano, al 34 per cento circa, di aver già fatto uso almeno una volta di una sostanza illegale. Essi hanno informato che il D.P.R. 309 del 1990, detto “Testo unico sulla droga” è la norma di riferimento in Italia della legislazione vigente; esso pone l’attenzione sui problemi e sulle implicazioni perenni di rilevanza penale ed amministrativa, del consumo e della detenzione per uso personale, nell’ottica della prevenzione, della cura e della non emarginazione. La sospensione della patente (anche dei ciclomotori), del passaporto, del permesso di soggiorno sono tra le sanzioni amministrative più comuni. La reclusione da sei a venti anni ed una multa da 26 mila a 260 mila per chiunque “coltivi, produca, fabbrichi, estragga, raffini, offra, metta in vendita, ceda, distribuisca, commerci, trasporti, procuri ad altri, consegni” sostanze stupefacenti, sono alcune sanzioni penali. In un video i due relatori hanno riportato le dichiarazioni di un cittadino arrestato in flagranza di reato, che si dichiara “innocente per spaccio e colpevole per uso personale”. Di qui l’imput per spiegare la differenza tra uso personale (possesso di piccola quantità) e spaccio, la cessione ad altri di queste sostanze. Quindi hanno riferito del contrasto al fenomeno che ogni giorno le forze dell’ordine pongono in essere con numerose operazioni di prevenzione, di indagini, di repressione. Poi sono state fatte delle riflessioni sul tema della legalizzazione, quanto meno delle droghe leggere. Quante persone fanno uso di sostanze stupefacenti in Italia? Quanto costa allo stato la repressione dell’uso di droghe? Quanto guadagnerebbe lo stato dalla legalizzazione? Aiuterebbe o no a combattere la criminalità organizzata? Basterebbe una legislazione nazionale o ne occorrerebbe una a livello europeo? Certo, i costi delle spese carcerarie per i detenuti arrestati per spaccio, quelli relativi alle operazioni di polizia giudiziaria, quelli legati ad operazioni di ordine pubblico e di sicurezza per non parlare di quelli di ambito sanitario, sono elevatissimi; ciò non ostante, a fronte di un notevole guadagno dello stato che beneficerebbe di una grande tassazione (simile e forse più, di quella delle sigarette) e della creazione di nuovi posti di lavoro, la conclusione non poteva essere che una, confortata anche dal parere del dott. Nicola Gratteri, magistrato e procuratore della Repubblica di Catanzaro, trasmesso con un altro breve video: occorre essere contrari a qualunque forma di legalizzazione perché ogni tipo di droga fa male, danneggia il cervello, crea dipendenza, fa commettere atti di furto e di truffa per il suo acquisto, crea tanti rischi e nessun beneficio, distrugge la carriera futura dei giovani. Laddove la legalizzazione non sconfiggerebbe comunque, lo spaccio, né la criminalità organizzata. I giovani sono stati invitati a “portarsi a casa” il consiglio di prestare sempre attenzione, di non abbassare la guardia, di non cedere al pensiero di “lo fanno tutti, perché io no?”; di non farsi coinvolgere, soprattutto durante le “innocenti” feste, di non fare l’esperienza traumatica di essere portati in caserma. Messaggio finale? “Viva la vita. Dite no alla droga. Io dico no”.
Pietro Gonnella