Giorno: 1 Luglio 2020

All’insegna del culto della storia e dell’Unità nazionale. Attribuzione della PHF da parte del Rotary di Melfi al Prof. Lerra Antonio

Il Meeting del 6 giugno 2020 presso il Rotary di Melfi assume una forte connotazione storica che ha sempre una sua indiscutibile attualità.
La Presidente del Rotary Giuseppina Cervellino evidenzia la rilevanza dell’incontro per la profondità del tema, per la significativa presenza di un illustre relatore, storico di forte spessore, Prof. Antonio Lerra, e la partecipazione graditissima del Governatore nominato, Dott. Gianvito Giannelli.
La Presidente Cervellino sottolinea la convergenza ideale, storica, politica dei Rotary di Venosa, Potenza Torre Guevara e l’Università delle tre età di Rionero, meraviglioso sodalizio di rete tangibile per la presenza dei Presidenti Aurelio Caggianelli, Vito Telesca, del Vicepresidente Rubino Grieco e di numerosi soci, ai quali rivolge un caloroso saluto.
Le affermazioni del giornalista Vittorio Feltri che ci invita a “darci una regolata” per non fare una brutta fine o ancora “il secondo risorgimento partirà in questa pandemia ancora una volta dal Nord e non dal Regno delle due Sicilie” sono, come precisa la Presidente, il segno di un giudizio antistorico di un giornalista, Feltri Vittorio, ancorato a pregiudiziali che ricalcano vecchie tesi anacronistiche positiviste di Niceforo Lombroso e slogan leghisti. All’indegno giudizio di Feltri, segno di sottosviluppo culturale, ostativo della vera unità nazionale, forte tra le tante opposizioni è la requisitoria della giornalista Simona Stammelluti, culturalmente aperta, segno del vero Sud, dignitoso e tenace, pur nei suoi condizionamenti.
E’ il Sud in cui ci identifichiamo con orgoglio, il Sud della laboriosità ed umana civiltà, il Sud che ha dato il suo peculiare contributo alla costruzione dell’Unità d’Italia. Ogni processo storico ha un termine a quo e ad quem.
Il Risorgimento della Basilicata ha la sua scaturigine nel fervore repubblicano lucano del 1799, stroncato tragicamente con le condanne a morte di Mario Pagano, luminare di diritto, di Brienza, Michele Granata di Rionero, Felice Mastrangelo di Montalbano, Niccolò Carlomagno di Lauria. Come non rievocare eroine prerisorgimentali: Rachele Cassano che crea a Montalbano una casa patriottica e Francesca De Carolis, moglie di Don Scipione Cafarelli, nominato Presidente della Repubblica di Tito che aveva contribuito al trionfo della municipalità repubblicana.
Per la particolare vocazione della Presidente Pina Cervellino a ricordare le donne, ella ricorda l’eroismo di Francesca De Carolis che subisce le rappresaglie più feroci, conosce la tortura, il carcere, l’avvelenamento di Don Scipione, le sevizie dei figli minori, le atrocità consumate sul cadavere del figlio primogenito Giuseppe, la cui testa, mozzata dal tronco, infissa su una picca, rotolata nel fango è portata con dileggio per le strade di Tito. Eppure questa donna, torturata, lusingata dalla promessa di liberazione, non vacilla e con epos liberale cade al suolo sotto la raffica dei proiettili, inneggiando alla repubblica. Francesca è certamente l’Antigone lucana, nella fermezza della fede, nella coerenza alle leggi morali, nell’amore per il ghenos, ed è certo anche la nostra Pimentel Fonseca che sul patibolo leva il suo atto di accusa “Forsitan haec olim meminisse iuvabit”.
Il Risorgimento lucano trova un coraggioso interprete in Giacinto Albini, il Mazzini della Lucania, che scrive a Garibaldi, al Generale dittatore, proclamando la nazionalità che “sta a cuore dei lucani” e l’Italia libera, indipendente, ed in Michele Mignogna, coerente nel disegno di un’Italia Unita.
Il contributo al processo risorgimentale della Basilicata è notevole per l’apporto di Giacomo Racioppi che dirige la Giunta insurrezionale del Governo Prodittatoriale, di Francesco Lomonaco di Montalbano Ionico, partecipe della Giunta insurrezionale e dopo il ’61 è sindaco, autore del Codice Municipale, modello per i comuni, e parlamentare per quattro legislature; di Floriano del Zio, commissario delle Giunte insurrezionali a Melfi, di Ferdinando Petruccelli della Gattina, autore nel ’48 di un battagliero giornale “Mondo vecchio e mondo nuovo” uno dei 64 firmatari della protesta contro il governo borbonico e che partecipa attivamente alla rivoluzione del ’48.
La Presidente ricorda il fervore risorgimentale di Rionero con la Giunta insurrezionale, composta dal notaio Emanuele Brienza e dal sacerdote Nicola Mennella. Il capitano Pasquale Corona, l’11 Agosto del 1860, accorre a Melfi per reprimere un movimento borbonico ed il sindaco di Rionero Giuseppe Michele Giannattasio con gli insorti il 18 agosto procede verso Potenza, inneggiando e proclamando l’Unità di Italia.
Garibaldi che transita per la Basilicata, toccando la città di Rotonda, esalta la brigata Basilicata a cui partecipano 50 rioneresi: “Sì, so del vostro patriottismo…, Dite ai vostri lucani che li preferirò sempre… io vi stimo come il primo corpo disciplinato e vi terrò davanti a tutti”.
La Basilicata non solo annovera nomi di fede risorgimentale, ma interpreta il senso unitario ancora oggi, garantendo il serbatoio idrico alla Puglia sitibonda, fornendo ingente produzione petrolifera e risollevando la bilancia dei pagamenti e del PIL nazionale. Durante il Covid-19 si è cementato il senso dell’unità nazionale, superando becere pregiudiziali, ma il post Covid sembra far riemergere antichi antagonismi e dualismi.
Il forte senso dell’unità deve innestarsi oggi su un rinnovato risorgimento delle coscienze e dei programmi politici, economici e culturali, responsabili delle sorti del presente e del futuro del paese.
La Presidente Pina Cervellino, dopo il suo sentito intervento, porge la parola al socio Giovanni De Lorenzo per la presentazione dell’illustre relatore Prof. Antonio Lerra, Presidente della Deputazione Lucana di Storia Patria, Ordinario di Storia moderna nell’Università degli Studi della Basilicata.
Direttore della Rivista “Bollettino Storico della Basilicata”, dei “Quaderni di Storia” e della Collana “Fonti e Studi per la Storia della Basilicata”, il prof. Lerra è, tra l’altro, componente delle Direzioni scientifiche delle Collane “Europa Mediterranea” (Ed.Lacaita) e “Adriatica moderna” (Ed. Biblion) e di vari Comitati scientifici. Coordinatore e responsabile scientifico di vari Programmi interistituzionali di ricerca, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche, tra volumi e saggi, in larga parte riguardanti, lungo il ciclo della modernità, la ricostruzione e la rilettura di aspetti, momenti e problematiche caratterizzanti il Mezzogiorno d’Italia, nel più generale contesto italiano ed euromediterraneo.
La Presidente Cervellino porge la parola al relatore sul tema “Per l’Unità d’Italia da Sud.L’apporto della Basilicata”, invitando i numerosi presenti online a rivivere pagine rilevanti della nostra storia risorgimentale per l’Unità d’Italia.
Rigorosa e lineare è la relazione tenuta online dal Prof Antonio Lerra sul percorso risorgimentale per l’Unità di Italia per il quale si batterono valorosamente, sacrificando le loro vite, uomini e donne, anche in Basilicata e dalla Basilicata. Il Prof. Lerra, sulla base delle risultanze della più recente e aggiornata produzione storiografica, ha richiamato e puntualizzato, nel quadro del più generale contesto italiano ed europeo, il complessivo apporto di prima fila, in progettualità e azioni politiche sul campo, che connotarono il patriottismo meridionale e lucano nel corso del lungo e difficile percorso di “costruzione” dell’Unità d’Italia, dall’alba della nuova Italia, il triennio giacobino-repubblicano (1796-1799), alla rivoluzione costituzionale del 1820-21, alla “primavera dei popoli” del 1848-49, al determinante snodo del 1860-61, al quale il Prof. Lerra ha dedicato una particolare attenzione, anche in considerazione di persistenti stereotipi e luoghi comuni che talora giungono a “mettere in discussione non solo il valore in sé dell’Unità d’Italia, che dovrebbe essere per tutti gli Italiani il più prezioso bene comune, ma lo stesso apporto, glorioso e patriottico, del Sud al lungo e difficile percorso di costruzione dell’Unità della Nazione”. Una meta, questa, per la quale -ha precisato il Prof.Lerra- si batterono con eroico entusiasmo uomini e donne, anche con il sacrificio della propria vita, come le tante vittime delle feroci reazioni borboniche che fecero seguito ai rilevanti snodi del 1799 rivoluzionario e repubblicano, alla rivoluzione costituzionale del 1820-21, alla primavera dei popoli del 1848-49”.
Ma, le pur dure, feroci, reazioni verso un sempre più solido patriottismo, che negli Stati preunitari, pur con diversificati progetti di cultura e di azioni politiche, si batté attraverso più generazioni per l’indipendenza, la libertà e l’unità dell’Italia, non sarebbero riuscite a fermare -ha evidenziato il prof. Lerra – “la forza delle idealità e delle progettualità politico-istituzionali”, che “con grande realismo politico furono unitariamente rivisitate, anche in campo radicaldemocratico, dopo il tragico esito della spedizione di Carlo Pisacane a Sapri, nel 1857”. Un “tragico esito”, quello, che “pose fine -ha precisato il Prof.- non solo ad ogni possibile speranza di ripresa repubblicana, nello stesso Mezzogiorno d’Italia, ma che aprì ulteriori spazi d’iniziativa politica a quell’ala del movimento democratico e patriottico che aveva ormai sposato “le tesi monarchiche, unitarie e filosabaude” e che “diede vita in Piemonte alla unitaria Società Nazionale, intorno alla quale si erano raccolti anche repubblicani e mazziniani, oltre lo stesso Garibaldi”. Un dato fondamentale questo, per poter tra l’altro cogliere e far cogliere -ha aggiunto il prof. Lerra- “l’attivo e compartecipe ruolo svolto dal patriottismo meridionale, della provincia di Basilicata in particolare, alla conseguente, unitaria, programmazione ed attuazione del decisivo snodo del 1860-61 in dichiarata “chiave moderata”, frutto di “un grande realismo politico”, con “priorità per l’indipendenza dallo straniero e per l’unità dell’Italia”.
Ovviamente – ha precisato, al riguardo, il prof. Lerra – si trattò, di fatto, del “trionfo del Progetto cavouriano” (rispetto ai tanti che pur si erano configurati, per l’Italia unita, nel corso dei vari snodi), ma ormai largamente condiviso e compartecipato anche da Sud, in particolare “da parte degli esuli, napoletani e siciliani, che temevano il riemergere di programmi centralisti e, soprattutto, il persistere di conflittualità tra Napoli e la Sicilia, a danno della causa nazionale”.
A tale contesto -ha ancora precisato il prof. Lerra- è altresì da rapportare la stessa gloriosa insurrezione patriottica lucana dell’agosto 1860, da configurare quale “fruttuosa risultante” di un’accurata pianificazione d’ambito nazionale e meridionale, promossa e realizzata nel prevalente ed unitario obiettivo d’imprimere un’accelerata, in chiave, appunto, moderata, all’attiva compartecipazione al processo unitario da Sud, da rappresentare e far percepire, anche oltre l’Italia, quale “atto spontaneo delle popolazioni meridionali e, perciò, dunque, prima dello stesso sbarco di Giuseppe Garibaldi dalla Sicilia in Calabria”.
Un piano richiamato nel dettaglio dal prof. Lerra, tra l’altro con documentati riferimenti alla solida ed attiva azione svolta in particolare dai patrioti lucani, che tra il 13 ed il 18 agosto del 1860 riuscirono a concretizzare varie manifestazioni antiborboniche e filounitarie in vari centri della provincia, per poi confluire il 18 agosto nel capoluogo Potenza, dove, dopo gli scontri susseguitisi, nel corso della giornata, tra i patrioti e la guarnigione borbonica, fu proclamata l’Unità d’Italia, in nome di Vittorio Emanuele, re d’Italia, e di Giuseppe Garibaldi, dittatore delle due Sicilie. Un’insurrezione, questa, dell’agosto 1860, ha tra l’altro sottolineato il prof. Lerra, che concorre a meglio poter leggere i successivi, più noti, avvenimenti, dai risultati dei plebisciti di annessione alle elezioni per il primo parlamento dell’Italia unita, che, a Torino, il 17 marzo del 1861, proclamò il Regno d’Italia e Vittorio Emanuele II re d’Italia, “per grazia di Dio e volontà della Nazione”.
Dopo la rigorosa, esaustiva relazione, cui ha fatto seguito il dibattito con l’interessante intervento del socio dott. Lopardo, il Rotary di Melfi attribuisce il più alto riconoscimento rotariano, la Paul Harris Fellow, per il tangibile e ricco contributo di storia e di cultura al Prof. Antonio Lerra, Presidente della Deputazione di Storia Patria, illustre storico ed eminente studioso della cultura meridionale, aperta ad una dimensione di sviluppo tra i popoli.
Una serata intensa vissuta all’insegna del culto della storia e dell’Unità nazionale.


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